Una notte per cambiare il futuro

Oggi ho imparato che una decisione politica può avere un impatto davvero significativo sulla vita delle persone. Diciamoci la verità, in Italia non siamo abituati a cose del genere. I nostri referendum non vengono pubblicizzati, non raggiungono il quorum, propongono quesiti incomprensibili e di norma scritti esattamente al contrario di quello che uno si aspetterebbe. 

Ovviamente, #Brexit ha avuto un impatto emotivo significativo. Mi sono addormentato speranzoso che il referendum fosse solo un avvertimento all’Europa e mi sono svegliato in una nazione apparentemente diversa, disorientata ma come sempre composta e capace di “keep calm and carry on”.

Difficilissimo prevedere quello che accadrà nei prossimi anni in UK, ma soprattutto in Europa.

Oggi ho letto di tutto. In sole 12 ore, l’Inghilterra fuori dall’Europa, l’Irlanda che vuole la riunificazione, la Scozia vuole l’indipendenza, Londra vuole fare il referendum per uscire da UK, la Spagna rivuole Gibilterra, la borsa italiana ha perso più di quella inglese e Milano si propone di essere la nuova Londra.

Ma come sempre sono i miei connazionali che mi sorprendono.
Tralascio i gruppi Facebook che hanno postato roba del tipo “Adesso sono cazzi per le vostre finte LTD #startupdimerda” e voglio soffermarmi su un pensiero di Alessandra Lomonaco: “forse e’ l’occasione per Milano per trattenere talenti ed attrarre coloro che avevano fatto la scelta di trasferirsi a Londra in cerca di un futuro migliore”.

Allora per ristabilire il senso e la dimensione delle cose, forse è il caso di ricordare perchè tanti giovani italiani vengono in UK.
La maggior parte di noi viene qui per lavorare. Il lavoro per i giovani italiani, in Italia, spesso non c’è o se c’è è nel migliore dei casi sottopagato, quando completamente gratuito (ah no, scusate, si chiama stage).
Forse dimentichiamo che il ritmo di carriera in Italia per i giovani è di qualche ordine di grandezza più lento che in UK.
La gente viene qui o va all’estero perchè la nostra nazione non offre futuro a chi non ha il papà che di mestiere fa il pezzo grosso o che ha la giusta rete di relazioni. Le aziende vengono qui perchè c’è meno burocrazia, le cose possono accadere con facilità e puoi giocarti le tue carte.
Ah, forse oggi, grazie al referendum in UK, abbiamo dimenticato che se non sei amico di qualcuno non riesci a parlare con nessuno in Italia, che nessuno ti dà una possibilità seria solo perchè hai una buona idea. 

Voglio dare la mia testimonianza su cosa ha significato e significa l’UK per me e per la mia azienda.

Grazie al supporto di UKTI e di una imprenditrice di successo inglese (si, avete letto bene, una tizia pagata dal Governo per aiutare chi vuole fare business seriamente), abbiamo ricostruito l’immagine e l’idea dietro Qwince. La suddetta tizia mi ha mandato in giro per mesi a fare il pitch della società solo con l’obiettivo di capire cosa non andava… una bella cura per l’autostima.
Il programma a cui abbiamo partecipato (solamente presentando un business plan, non perchè fossi figlio o amico di qualcuno) ci ha promosso, ci ha sostenuto, ci messo in contatto con potenziali clienti e ci ha portato in giro dandoci visibilità. Non siamo entrati volontariamente nel giro degli investitori e, non posso dire certo che il Governo Italiano ci abbia mai minimamente dato un minimo di visibilità. Quello che abbiamo fatto è frutto del nostro sacrificio, del supporto dei nostri clienti e dell’aiuto ricevuto da UK.

Guarda caso, grazie al bollino “Londra”, siamo diventati interessanti in Italia. Sapete, un’azienda che arriva da Palermo mica può fare innovazione o lavorare seriamente: sono i soliti quattro “ammanigghiati” buoni solo ad andare avanti grazie alle raccomandazioni (quando non “mafiosi”). Ma anche se con il bollino inglese, eravamo sempre i soliti siciliani! Sarà l’esterofilia che contraddistingue noi italiani.

A Londra ho instaurato relazioni che in Italia avrei avuto solo se fossi arrivato nei “circoli della finanza o della politica”, semplicemente grazie al network di relazioni, non perchè fossi figlio di papà. A Londra ho portato un prodotto realizzato a Palermo ad essere tra le cinque soluzioni più innovative al mondo.

Oggi, noi Italiani facciamo i bravi ragazzi e siamo diventati tutti tolleranti e europeisti. ma perchè non ci chiediamo come sarebbe finito questo referendum se si fosse fatto in Italia? Crediamo davvero che sarebbe andato diversamente? Additiamo oggi gli inglesi come razzisti, ma abbiamo dimenticato quale è il clima in certe aree del Nord con i meridionali e gli immigrati? Ci siamo scordati forse che il nostro Farage si chiama Salvini o Grillo? 

E’ vero. Oggi giro per Londra con una sensazione strana. Mi sento meno al sicuro e meno accettato, ma non dimentico cosa devo a questa nazione.
Mi permetto anche di ricordare che per trattenere i talenti e creare un futuro migliore ci vogliono le condizioni al contorno, questo vuol dire meno gerontocrazia, opportunità, mentalità orientata a creare le occasioni, voglia di innovare e di rischiare.
Mi auguro davvero che Milano (o meglio l’Italia intera) ci arrivi, ma sono certo che nessun referendum, dazio, confine potrà bloccare i giovani che intendono muoversi per costruirsi un futuro, i rifugiati che non hanno dove vivere, le persone che vogliono vedere ciò che è diverso e nuovo. Senza questa tensione costante alla ricerca del migliore, non c’è crescita e innovazione.

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Essere imprenditore significa lavorare tanto, pensare sempre alla tua azienda, vivere con la tua creatura in testa giorno e notte. Il mio lavoro e, quindi, questo blog contengono la sintesi e la metafora di una vita vissuta alla ricerca di qualcosa capace di soddisfare la mia curiosità e il mio desiderio di mettermi alla prova senza limiti o preconcetti.