Unicorni e Conigli

Pare brutto dire “ve lo avevo detto?” Eppure ve lo avevo detto. 

Lo sapete no, non ho mai creduto agli Unicorni (ossia le cosiddette “one billion company”, le startup valutate più di un miliardo di dollari). Non mi piace il termine “Unicorno” quando si parla di lavoro e di futuro delle persone, non ne condivido la filosofia e le strategie. L’Unicorno è una creatura mitologica, non reale. Non la incontri tutti i giorni e non lavora o vive insieme a te.

Secondo la banca mondiale: “World wide, there are about 300 million persons trying to start about  150 million businesses. About one third will be launched, so you can  assume 50 million new firm births per year. Or about 137,000 per day. As  firm birth and death rates are about equal, the same number of active  firms, say 120,000 probably terminate trading each day–world wide.” (cfr. “How many startups are created in the US and worldwide each year?” e “New businesses registered“)

Ossia, 152 unicorni al mondo su 50 milioni nuove startup l’anno? Mi sento di dire che come percentuale è abbastanza bassa.
Non entro nel merito di quante e quali unicorni sono stati sopravvalutati, ma gli articoli fioccano (quindi buona ricerca su Google).

Amunì, non mi dite che porto sfiga! Era ovvio che il solo obiettivo finanziario di un’organizzazione e l’assenza di un progetto realmente imprenditoriale dietro la creazione di un’azienda producesse un effetto “bolla” che prima o poi doveva esplodere: il boom degli unicorni ha imboccato la sua curva discendente.

La verità è che la realtà vera è fatta di aziende e startup capaci di crescere in maniera organica, non (o non solo) orientate alla finanza ma destinate a durare molto più a lungo. Vero che senza dinari ‘un si canta missa (per i continentali, senza soldi non si fanno messe), ma non si può fare impresa solo per venderla in tre o cinque anni.

L’articolo di Cinzia Franceschini intitolato “L’era degli unicorni è finita, in Silicon Valley arrivano i conigli. Ed è una cosa serissima“ uscito sul blog di Startup Italia è davvero illuminante.

Quindi adesso so cosa siamo! La mia azienda è un coniglio!!!

Ora non so come dirlo ai ragazzi che lavorano con me. Mizzica, dire che siamo un’unicorno è figo, ma dire che siamo un coniglio…

Tutto sommato però non mi dispiace.
Coniglio è la traduzione dell’inglese “rabbit”, che in questo caso è un acronimo: RABBIT = Real Actual Business Building Interesting Tech.

Ecco cosa siamo: un’azienda piccola che, senza tanto clamore, fa business “vero” costruendo tecnologia interessante, lavorando duro!

Finemula quindi con le definizioni stile “startup”, “startup innovativa”, “PMI innovativa” e fissarie del genere… già lo immagino il prossimo decreto del Governo Renzi: SvegliaConigli, InnovaConigli, ConigliItalia?
Ma ve li immaginate la pletora di investitori superfighi quando al posto di andare gli eventi per startup andranno agli eventi per conigli?

OK, basta babbiare! Da dieci anni, siamo sempre cresciuti, passando indenni attraverso la crisi grazie al lavoro duro e serio. Certo, se avessimo avuto un investitore saremmo andati molto più veloci… ma non è di moda mettere soldi nei rabbit! 

Eppure, ciò che è stato fatto in questi anni ha permesso di porre le basi per ciò che siamo oggi e che stiamo diventando.

Nelle prossime settimane, la mia azienda aprirà un punto a Milano dentro il Polihub. Già questo per noi è un punto di orgoglio proprio perchè veniamo scelti in quanto solidi Rabbit, gente che sa di che parla perchè lo ha fatto ed è efficace (praticamente poca fuffa e molta sostanza).

A seguire, il nostro ultimo prodotto avrà un riconoscimento a livello mondiale (ne riparleremo!).
Quindi, lavorando da Rabbit, abbiamo pensato e portato sul mercato dal profondo Sud d’Italia una soluzione che viene riconosciuta tra le più innovative da un advisor a livello mondiale.

Insomma, mi piace essere “coniglio”…

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Essere imprenditore significa lavorare tanto, pensare sempre alla tua azienda, vivere con la tua creatura in testa giorno e notte. Il mio lavoro e, quindi, questo blog contengono la sintesi e la metafora di una vita vissuta alla ricerca di qualcosa capace di soddisfare la mia curiosità e il mio desiderio di mettermi alla prova senza limiti o preconcetti.