“#Amunì“! Lo so, conosco prevalentemente Palermo. Lo so, non è tutta la Sicilia. Lo so, sono poche iniziative, ma, finalmente qualcosa si “catamia” (per i non siculi, muove).
Sono di alcuni giorni fa i dati sul numero di startup che sono state create negli ultimi 12 mesi in Italia. Numeri promettenti. Un numero non trascurabile è nato al Sud, molte in Sicilia, dove si stanno moltiplicando iniziative interessanti.
La maggior parte sono iniziative volte a creare il substrato (penso alla Startup Weekend e alla Women Startup Weekend, a Digital Magic, alle iniziative dell’Incubatore Arca e dell’Università di Palermo) e a far entrare i nostri giovani nel giusto “mind-set”. E’ fondamentale che questo accada. Forse alle volte scimmiottiamo gli americani, ma il mondo lì fuori è così.
Nei giorni scorsi mi sono imbattuto in degli articoli con dati importanti su quello che sarà il futuro prossimo.
Credo sia utile anche fornire una visione del mercato e di quello che accadrà nei prossimi anni.
Gartner predice per i prossimi anni uno spostamento del focus delle tecnologie emergenti dal business all’essere umano.
Guardando un po’ in giro (ammesso che questi soggetti siano davvero in grado di prevedere il futuro!), sembrerebbe che:
- Entro il 2017, le aziende che baseranno le loro decisioni (in tutto o in parte) su algoritmi avranno un incremento del fatturato dal 5 al 10%.
- Entro il 2018, il 20% dei contenuti relativi al business saranno direttamente prodotti dalle macchine e ci saranno 6 miliardi di dispositivi collegati (cose) ai quali sarà fondamentale fornire adeguato supporto e connettività.
- Magari non in Italia, certamente non in Sicilia, ma entro il 2018 più di 3 milioni di lavoratori a livello mondiale saranno supervisionati da “roboboss”. Sono pochi, ma sono un inizio indicativo di un nuovo trend.
- Entro il 2018, a 2 milioni di lavoratori verrà richiesto di indossare dispositivi per tracciare la loro salute e lo stile di vita come condizione per l’assunzione. Già adesso, alcune assicurazioni in UK riducono i premi se dimostri che il tuo stile di vita è sano, grazie all’uso di braccialetti che tengono traccia dell’attività fisica (fitness tracker).
- Entro il 2020, l’utilizzo di dispositivi medici e non indossabili sarà quasi uno standard per la prevenzione e il monitoraggio delle malattie croniche. Ho visto sensori tessili che si stanno diffondendo rapidamente dalle applicazioni militari alla vita di tutti noi (basti pensare alle magliette intelligenti per gli sportivi) e l’evoluzione nel campo dell’ehealth sembra davvero promettente per aiutare gli anziani e i malati cronici.
- Si parla sempre più insistentemente di robotica, di robots che potrebbero svolgere compiti o addirittura lavori svolti da esseri umani e ci si sta sempre più orientando a mettere a punto i processi di apprendimento delle macchine e le capacità di comprendere gli stati emotivi degli essere umani in modo da rendere quanto più naturali possibile le reazioni delle macchine.
- Le biotecnologie e la biometria entrerà sempre più nella nostra vita quotidiana, modificando radicalmente alcune forme di interazione con la tecnologia.
Vabbè, direte, fantascienza o “discursi ‘i cafè”. Già vi vedo che pensate di sostituire i dipendenti “lagnusi” con bellissimi robot stile “Io e Caterina” o che pensate di mettere sulla “zita” un bel dispositivo per sapere dove va la sera quando non ci siete.
State pensando che sto dicendo solo “minchiate” e “americanate”.
Forse è vero, sono americanate, ma definiscono un trend a cui tutti i colossi e molti mercati si allineano. Io le considero “profezie autoavveranti”, perché chi legge i report prende alcune decisioni sulla base di previsioni come queste e quindi pone le condizioni per fare in modo che le cose “predette” accadano veramente. Quindi, temo sia troppo facile liquidarle come “minchiate”.
Questi pochi numeri sono indicativi di un mondo che sta cambiando a ritmi significativi.
E’ questo il mercato in cui le nostre aziende dovranno competere e dovranno muoversi.
Solamente le competenze e l’umiltà nel volersi mettere in discussione ci permetteranno di sopravvivere.
Questi numeri sono però anche indicativi del potenziale mercato che si sta aprendo e in cui la nostra Nazione in generale e la nostra Regione in particolare potrebbe e dovrebbe investire. Lasciar passare questo treno, comporta il definitivo abbandono della Sicilia ad un destino di arretratezza, semplicemente perché i momenti di forte cambiamento tecnologico possono sovvertire gli equilibri e le prospettive economiche delle aree depresse.
Se la Regione orientasse i propri fondi in maniera strategica (non parlo solo di finanziamenti, ma parlo di agevolazioni, semplificazioni, defiscalizzazioni, utilizzo dei dipendenti e delle risorse regionali per attrarre le aziende estere e creare opportunità), selezionando solamente dei settori di alta specializzazione tecnologica per l’erogazione dei benefici, potrebbe creare le condizioni per una vera cultura dell’innovazione.
Il modello sarebbe molto semplice: se voglio crescere sfruttando i benefici pubblici devo fare le cose sul serio. Per fare seria innovazione e rispondere ai bandi che seguono le serie direttrici strategiche dettate dai mercati emergenti, sono costretto a sviluppare competenze, a formare le mie persone (o spingerli a formarsi), ad essere curioso, a modificare i modelli di business, a cercare nuove strade, nuove alleanze…
Se la Regione alzasse l’asticella dei propri bandi mettendo i soldi lì dove veramente dovrebbero andare (ossia nella creazione di competenze in linea con le esigenze dei mercati), stimolando tutti a guardare alle ultime tecnologie e non all’aria fritta (intendendo con ciò cose viste e riviste mille volte), la Sicilia potrebbe tentare davvero di diventare un polo di attrazione di investimenti e un’area capace di esportare competenze e manodopera di qualità.
Va chiarito che, nel prossimo futuro, dove fisicamente sei conterà sempre meno.
So bene che le nostre infrastrutture di connettività non sono il massimo, so bene che abbiamo un notevole gap di competenze da colmare, ma so anche che ci sono persone che, se stimolate, sanno far camminare il cervello. Le persone che lavorano con me hanno imparato ad accostarsi al nuovo senza remore (quasi tutti almeno), hanno sempre la curiosità di mettere il naso in roba nuova.
“#Amunì“, so bene che non si può attendere solo l’intervento pubblico, ma per certe cose la buona volontà dei privati da sola non basta.
Nessuno di noi (ancorché di buona volontà) potrà mai influenzare i benefici che potrebbero attrarre aziende in Sicilia, o stimolare la realizzazione delle infrastrutture o accordarsi con i vettori aerei per ottenere tariffe ragionevoli per arrivare in un’isola che altrimenti rimane isolata dal resto del mondo.
Qui non si chiede di stanziare fondi, ma solamente di utilizzare il poco che abbiamo con una visione e un criterio, semplicemente per creare le basi per un futuro della nostra terra.
Serve poco per “catamiarsi! #Amunì!“