Caro #BabboNatale,
ora che ti sei “allibertato” con i regali natalizi, tocca a me.
Partiamo dal presupposto che non mi pare giusto che pensiamo a te solamente a fine anno, quindi ho deciso che ti “scasso i cabasisi” proprio adesso che stai iniziando a riposarti. Per questo fine 2015, sono “sfriggiusu” (“dispettoso” per i non siciliani).
“Amunì, non rummuliare” (traduzione: dai, non lamentarti), la fine di ogni anno è comunque un periodo di bilanci e di propositi per l’anno nuovo.
Quest’anno non ci possiamo lamentare, il 2015 è stato per molti versi un anno eccezionale. Entusiasmante, stancante, con pochissimo tempo per me stesso, ma con molte soddisfazioni personali e professionali.
Io e la mia azienda abbiamo pedalato tanto (forse troppo), ho viaggiato quanto mai prima, ho partecipato ad un numero di eventi senza pari nella storia dell’azienda, abbiamo raccolto premi e riconoscimenti, incontrato centinaia di persone (compreso qualche cazzaro), raccontato la nostra storia non so quante volte, sottoscritto nuovi contratti, trovato nuovi compagni di viaggio, portato a bordo nuove persone.
Non posso negare la stanchezza e le preoccupazioni, però è innegabile che l’azienda abbia fatto notevoli passi avanti (a proposito, anche la città fa fatto passi avanti, pensa che è pure arrivato il tram a Palermo).
Come ogni azienda innovativa che si rispetti, abbiamo dedicato quest’anno, che sta passando, alla crescita e alla ricerca del nuovo e al cambiamento. Lo abbiamo dedicato all’innovazione, lanciando un prodotto nuovo che sta cambiando le sorti della nostra azienda.
Questo è stato l’anno in cui ho avviato il mio blog ed ho iniziato a raccontare la mia storia e quella di tutti noi.
L’ho fatto un po’ per me, per Qwince, ma soprattutto per coloro che vogliono iniziare a fare qualcosa in Sicilia.
Forse non ho scritto, in quest’anno, quello che molte persone vorrebbero sentirsi dire e potete stare tranquilli che non lo farò l’anno prossimo.
Ma questo è stato anche l’anno della consapevolezza.
Massimo Gramellini ha scritto: “Se vuoi smettere di soffocare, impara a respirare da solo”.
Nella mia vita professionale, io alterno momenti di soffocamento (in cui la paura la fa da padrona) a momenti in cui riesco a respirare. E’ in questi momenti che è nata la consapevolezza di dover accelerare il nostro cambiamento, di dover cedere alcune cose per un bene maggiore, di far saltare tutti i preconcetti e le regole.
Una consapevolezza che, forse in maniera troppo rude, ho rappresentato alle persone che lavorano con me durante la cena di Natale. Come reazione, ho ottenuto almeno 10 minuti di assoluto silenzio e una espressione generalizzata che stava a significare: “ma chistu chi minchia sta dicendo?” (traduzione: “ma costui cosa vuole comunicare oggi?”).
Tutti “ammaluccuti” (traduzione: basiti) perchè ho detto che i prossimi due anni ci dovranno portare a scalare e a fare un salto di qualità vero che possa veramente mettere in sicurezza i posti di lavoro. Tutti “ammaluccuti” perchè ho detto che nulla è scontato, nemmeno la proprietà dell’azienda. Ho chiaramente rappresentato ciò che penso da sempre: un vero imprenditore deve far camminare l’impresa con le proprie gambe e metterla in condizione di essere competitiva anche in sua assenza.
Caro #BabboNatale, io ho bisogno di un regalo che duri un anno intero.
Ho bisogno che regali a tutti noi pochi momenti di soffocamento e tanto fiato che ci metta in condizioni di pedalare ancora più forte in questa salita. Ho bisogno che ci metti le ali ai piedi, mi fai incontrare le persone giuste e fai in modo che quest’anno sia ancora meglio del precedente.
Insomma, #BabboNatale ho bisogno della tua “raccomandazione“.
Vabbè avevo detto che noi siamo andati avanti con le nostre forze, ma #BabboNatale non conta!
PS: E’ la prima volta che ti scrivo nella mia vita. Vediamo di non “babbiare” (traduzione: scherzare)