Cu nesci arrinesci

Nella vita ci sono cose che cerchi e altre che ti vengono a cercare. Non le hai scelte e nemmeno le vorresti, ma arrivano e dopo non sei più uguale. A quel punto le soluzioni sono due: o scappi cercando di lasciartele alle spalle o ti fermi e le affronti” (Giorgio Faletti – Io Uccido)

‘U sapemu no? Noi Siciliani siamo maestri nell’elencare le nostre disgrazie, imputarle al destino e come tali ritenerle ineluttabili. Da millenni, il destino regola le nostre vite!

É di qualche giorno fa l’ennesimo allarme del Magnifico Rettore dell’Università di Palermo, lanciato al Presidente della Repubblica, sul «preoccupante e costante processo di desertificazione del capitale umano che, attraverso una nuova e ulteriore stagione della migrazione intellettuale, è destinato, se non corretto, a influire drammaticamente sul futuro e sulla capacità di innovazione e di virtuosa competitività delle nostre regioni».

Beh, non ho letto nessuna reazione immediata e nessun piano operativo per invertire questa tendenza. Si parla di deterioramento della capacità di innovazione e della competitività della regione, insomma occasioni vitali per il Sud e la Sicilia che andrebbero irrimediabilmente perdute. Parole che, in una nazione normale, avrebbero dovuto mettere in allarme il governo centrale e quello regionale, le associazioni di categoria, la cosiddetta società civile. Invece, il silenzio, la  rassegnazione di sempre e il sorriso amaro di molti siciliani (come a dire, “lo sapevo già”).

Mi chiedo cosa ha fatto ciascuno di noi per preservare la capacità della regione di innovare e di competere sul mercato . Cosa facciamo realmente per affrontare quello che ci sta accadendo e per abbandonare il triste primato che fa della Sicilia la regione con maggiore disoccupazione d’Europa (42,4% per le persone tra i 20 e i 64 anni – fonte Eurostat Regional yearbook). In un mondo in cui l’innovazione tecnologica sta rendendo possibile la crescita in luoghi impensabili fino a qualche decennio fa.

Io posso solo condividere ciò che ho fatto e ha fatto la mia azienda (o volete chiamarla Startup, come è di moda adesso?).

Tre anni fa, in un momento in cui, tutto sommato, le cose non andavano così male, abbiamo deciso di applicare uno dei più vecchi e tristi proverbi siciliani: “cu nesci arrinesci“.

Abbiamo capito che per conservare e aumentare i posti di lavoro in Sicilia non potevamo guardare solo al mercato nazionale (in regressione) o, peggio, regionale (su cui preferisco non spendere parole). Abbiamo investito tutto quello che potevamo (e forse di più) per guardare altrove e aprire nuovi mercati. Abbiamo spostato alcune risorse (tra cui il sottoscritto) a Londra, nel miglior osservatorio tecnologico d’Europa e in uno dei mercati più competitivi.

Qualcuno mi ha accusato di voler gettare la spugna e di darmi alla fuga. Non credo sia vero. Non abbiamo perso un posto di lavoro (se non il mio) in Sicilia, ne abbiamo creato di nuovi, siamo cresciuti come azienda, come mentalità e come approccio. Tutto ciò è stato possibile solo grazie al duro lavoro e alla competenza delle nostre persone.

Noi abbiamo scelto Londra e l’Inghilterra perché abbiamo trovato una rete di sostegno governativa e un ecosistema che ci ha permesso di imparare, di crescere, di capire in cosa sbagliavamo, di cambiare radicalmente la nostra offerta e come la presentavamo. Questa esperienza ci ha dato lo spunto per guardare la nostra terra con occhi diversi e vedere cosa fanno gli altri per attrarre gli investimenti.
Cose semplici, replicabili e per le quali basterebbe solo un po’ di buona volontà e senso civico.

Quando siamo arrivati a Londra non ci conosceva nessuno, non avevamo nessuno che ci raccomandasse, “non appartenevamo” nè “apparteniamo” a nessuno. Unico passaporto: la credibilità e la reputazione. Una moneta che si guadagna solo sul campo. 

Siamo stati assistiti da una rete nazionale e locale di dipendenti dello Stato che ci ha accompagnato nelle fasi principali di avvio dell’azienda. Il nostro progetto è piaciuto e, dopo aver presentato un bel business plan (niente di stratosferico o multimilionario, solo un piano di crescita credibile di una piccolissima azienda del Sud), siamo entrati a far parte di un programma in cui un imprenditore di successo viene affiancato per alcuni mesi all’azienda appena arrivata. Un’esperienza unica perchè ci ha fatto rendere conto dei nostri errori, del nostro approccio “poco internazionale”, ma anche dei nostri punti di forza, di cosa valorizzare e cosa mettere da parte per poter iniziare a competere in Europa.

Non è stato per nulla facile, abbiamo avuto momenti di sconforto pesanti, la paura però non ha vinto.

Mi sono sempre chiesto perchè la Sicilia non possa fare esattamente lo stesso. 

Abbiamo spazi abbandonati che potrebbero essere affidati a imprenditori per sviluppare la capacità imprenditoriale dei giovani (esattamente come è stato fatto nella TechCity di Londra). Abbiamo dipendenti regionali in numero tale da poter creare una rete di attrazione di capitali, supporto alle aziende e alle competenze unica in Europa. Abbiamo  professionalità che dovrebbero mettersi al servizio della collettività per favorire la creazione e lo sviluppo d’impresa. Abbiamo imprenditori che, oltre a cercare di far crescere il proprio business, dovrebbero capire che una cattedrale in un deserto è, presto o tardi, destinata a morire. La desertificazione di cui parla il Magnifico Rettore porta all’assenza di personale qualificato, di un mercato del lavoro sano e competente, di competitività, oltre che naturalmente di un mercato interno a cui vendere i propri prodotti.

Già da un po’, credo che il futuro della Sicilia ci stia venendo a cercare. A questo punto, o lo ignoriamo e scappiamo cercando di lasciarcelo alle spalle o ci fermiamo e lo affrontiamo riprendendo in mano il destino di questo luogo meraviglioso.

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Essere imprenditore significa lavorare tanto, pensare sempre alla tua azienda, vivere con la tua creatura in testa giorno e notte. Il mio lavoro e, quindi, questo blog contengono la sintesi e la metafora di una vita vissuta alla ricerca di qualcosa capace di soddisfare la mia curiosità e il mio desiderio di mettermi alla prova senza limiti o preconcetti.