I siciliani sono Dei

“I Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti.”  – Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Matri mia, finalmente qualcuno l’ha notato!
Ci deve essere stato qualche principe azzurro di troppo che ha svegliato qualche principessa addormentata da decenni!

“Il fenomeno è confermato dai dati Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno): tra il 2001 e il 2011 523,726 persone hanno abbandonato le regioni del Sud un numero quasi uguale a quello di chi si è trasferito al Centro Nord (522.549). Palermo è la città più colpita da questo fenomeno: in questo lasso di tempo sono andati via 29.161 abitanti. Un calo verticale del 4,2%. Dopo Palermo c’è Napoli. La causa di questo fenomeno migratorio è l’assenza di lavoro.

Con qualche annetto di ritardo, ma alla fine anche lo Svimez ha osservato (non sono dati nuovissimi, ma fanno sempre effetto) quello che tutti vediamo ogni giorno da anni. La nostra terra, il Sud, la Sicilia che perde pezzi, nell’assoluta indifferenza generale. Basta passeggiare per le strade delle nostre città per capirlo: siamo in agonia, ma siamo ancora generosi perchè stiamo formando (a spese dei contribuenti italiani e meridionali) risorse qualificate per altre regioni, quando non per altri Stati.

Lo Svimez continua:

“Il fenomeno migratorio è aumentato soprattutto tra i giovani con la laurea in tasca: tra il 2000 e il 2012 infatti la percentuale di giovani che si sono spostati al nord o all’estero è passata dal 10,7% al 25%. Le previsioni in relazione ai sistemi locali del lavoro indicano poi che dal 2010 al 2050 il Mezzogiorno perderà quasi 2,7 milioni di persone, di cui 900 mila solo nelle tre province metropolitane di Napoli (- 439mila), Bari (-322 mila), Palermo (-152 mila), a fronte di una crescita di oltre 4 milioni di abitanti nel Centro-Nord.”

Nello stesso giorno il quattro volte sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, dichiara in un’intervista:

… ben cinque ragazze della mia famiglia da 22 a 32 anni tutte fuggite all’estero. Tutti fuggiti, non andati all’estero, perchè hanno rifiutato la cultura dell’appartenenza. Se qualcuno dice che io ho preso una tangente, io dico no, se qualcuno dice che sono mafioso, dico no, ma se qualcuno si permette di dire che ho raccomandato una figlia, un genero, un nipote dico tre volte no… Lo dico perchè io credo che il male del nostro paese è diventata quella drammatica domanda “a chi appartieni?”. C’era un tempo nel quale nel Nord del Paese si chiedeva “che sai fare?” e nel Sud del Paese “a chi appartieni?”… Negli ultimi venti anni, il vizio meridionale, il vizio siciliano dell’appartenenza è diventato cultura nazionale.

A questo punto, permettetemi una domanda.
Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti, il Sud sta morendo neanche tanto lentamente. Mentre muore però propaga i propri vizi al resto della nazione. Quali sono le iniziative per evitare questo decesso che il Paese non può permettersi? Quali sono le iniziative per consentire alle imprese che resistono di trovare il personale qualificato, di crescere e di guardare al futuro?

OK, avete ragione, sono due le domande!

Se persino il sindaco (che, peraltro, il sindaco lo sa fare) di una delle principali città del Sud Italia descrive la situazione in questi termini e per i propri figli, generi e nipoti ha preferito e preferisce che vivano altrove, quale speranza può esserci per coloro che restano o che vogliono restare? E’ proprio lo stesso partire con i soldi di papà in tasca, con la sua rete di contatti, con la certezza che se qualcosa va storto puoi sempre ritornare e una casa ci sarà? E’ proprio corretto permettere agli amministratori di negare la speranza a questa terra, quando i nostri figli partono spesso per fare i lavori più umili, guadagnando lo stretto indispensabile per vivere?

Se è vero che l’Italia fatica a crescere è perché l’asimmetria tra Nord e Sud ha corroso la nostra anima e la nostra identità. Questa distanza, i luoghi comuni, le spiegazioni semplici che contrappongono il Sud al Nord hanno corrotto tutti noi lasciandoci alla retorica, alla rassegnazione, agli sprechi, alle attese, alle promesse e alle false partenze.

Se è davvero così, non abbiamo più alibi e dobbiamo pretendere attenzione verso la nostra terra.

Se è davvero l’asimmetria tra Nord e Sud il nostro male, rimuoviamo tutte le condizioni di vantaggio che sono state l’alibi di questi anni (dallo statuto speciale, alle agevolazioni a pioggia, all’impunità, alle relazioni clientelari)  e giochiamo ad armi pari!
Rendiamo questa la vera priorità nazionale dei prossimi anni e puntiamo solo su coloro che realmente e onestamente creano valore!

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Essere imprenditore significa lavorare tanto, pensare sempre alla tua azienda, vivere con la tua creatura in testa giorno e notte. Il mio lavoro e, quindi, questo blog contengono la sintesi e la metafora di una vita vissuta alla ricerca di qualcosa capace di soddisfare la mia curiosità e il mio desiderio di mettermi alla prova senza limiti o preconcetti.